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I raccomandati

Tranne qualche psicopatico settario americano oggi non c’è più nessuno che crede alla visione tolemaica del mondo. La terra nel centro dell’universo? Tutto il resto orbita attorno il nostro pianeta? La percezione umana inganna, solo le scoperte della mente, delle scienze e degli strumenti sviluppati per superare i limiti dei nostri sensi possono confermare la soggettività delle illusioni che ci fuorivariano. Tuttavia in un altro campo l’umanità persevera nella conferma della teoria tolemaica: nella fede religiosa. La terra come centro dell’Universo viene interpretata con un destino preferenziale da teologi, preti, rabbini, imam, guru e altri venditori di superstizioni e scaramanzie. Andiamo a fondo di questa fiaba.

Dio crea nell’immensità „infinita“ dell’universo un granello di polvere, chiamato „terra“ e lo popola di microscopici oggetti, chiamati „uomini“, i quali hanno il compito di temerlo, amarlo, onorarlo e adorarlo. E l’universo immenso osserva tutto con indifferenza.

Salvaguardiamo il senso per le proporzioni!

Quando qualcuno sottopone i contenuti della fede ad un esame critico, chiama in campo un esercito di esegeti di tutte le religioni che difenderanno con veemenza le interpretazioni che salvaguardano la dottrina. Un’approccio fenomenologico e razionale alle credenze é una cosa orrenda per questi fratelli di Don Quijote. Essi suonano all’attacco e protestano sostenendo che i loro rispettivi dei siano incompresi, o, con altre parole, chi vuol giudicare la fede con mezzi razionali non é altro che un minchione. Essi non vogliono avere a che fare con gli argomenti palesi che scoprono le assurdità di molti elementi del credo e insistono sulla presunta impossibilità di interpretarlo con la ragione. Ma chi pensa di bandire il buon senso dalla giuria della valutazione dei fenomeni e lo sostituisce con i contorsionisti dell’ermeneutica apre le porte del dispotismo nel regno dei preconcetti. In barba a tutti i profeti di malaugurio vogliamo tentare una critica delle „verità della rivelazione divina“ e rendere giustizia a Ludwig Feuerbach che ha insegnato in maniera plausibile, che era l’uomo a creare dio, secondo il proprio immagine e non vice versa. I galoppini di dio mi accuseranno di incompetenza, perché non dispongono di argomenti contrari. Ma finché loro si limitano all’arte del trapezio pseudo-scientifica troveranno la credibilità solo da quelli che sono predisposti a lasciarsi ingannare.
La maggioranza delle religioni sostiene, che dio abbia creato l’uomo per essere venerato, temuto, amato, adorato e ammirato e per fargli osservare la sua volontà. Bisogna chiedersi perché dio si sia limitato nella sua mania di narcisismo a tali effetti di relativa insignificanza. I devoti cantano in chiesa con Beethoven „Die Himmel rühmen…“ (i cieli esaltano..), ma i cieli non esaltano proprio niente, perché non possono esaltare. Essi seguono le regole delle leggi naturali, che vengono lentamente scoperti dalle scienze, e si limitano a queste leggi, ma il cervello umano cerca di decorarli con dei segreti antropomorfi. E qui abbiamo raggiunto la sfera della fede.
L’uomo si trova nel mondo con un gran numero di desideri, istinti, modi di agire inconsci e subconsci, i quali hanno spesso un ruolo dominante nel suo agire. Qualora é dio ad averlo creato – e le religioni lo professano così -, il creatore ha tuttavia dimenticato di completare la lista iscritta nei nostri geni con i suoi desiderata, i comandamenti di dio, e si vede costretto di rivelarli a posteriori e farlo conoscere così alla sua creazione. Un lavoro fatto quindi solo a metà; mentre l’universo e la natura sulla terra funzionano rigorosamente secondo delle leggi, l’uomo, e solo lui, é tenuto di completare in suo codice di comportamento innato con la volontà di dio spesso diametralmente opposto alla sua propria natura. L’uomo deve scegliere fra il rinnego della natura originariamente creata e il pio desiderio di dio manifestato in seguito che fatalmente sconfina i non obbedienti all’inferno. Con altre parole: i comandamenti di dio sono spesso incompatibili con la sua propria creazione.
Secondo le tre grandi religioni, e non solo secondo queste, dio crea l’uomo. Tutti! E tutte le religioni ritengono che dio sia buono. Tuttavia questo dio, chi ha certificato a se stesso che la sua opera era buona, quindi ha trovato che la creazione era ben riuscita, in un momento di depressione ha avuto una reazione strana: ha deciso che non tutti gli uomini erano uguali. Egli crea diversi classi di figli. Decide di avere i prediletti, eletti, credenti e salvati e lascia il resto nelle grinfie del diavolo.
Prendiamo come primo esempio l’islam. A quando si dice il senso del corano é accessibile solamente a quelli che lo leggono in arabo. Il messaggio di dio rimane quindi occulto al maggior parte dell’umanità.
Ma come é la situazione con gli ebrei? Jahwe sceglie Israele come suo popolo eletto e svaluta il resto della sua creazione in modo sordido razzista a non-eletti.
E il dio dei cristiani non é più corretto: egli regala agli uni la grazia della fede, – questa non si può acquisire con i propri sforzi e meriti – e getta gli altri nelle fiamme dell’inferno.
Una specie di scimmie (semnopithecus entellus) si comporta in maniera violenta, quando il capo di un gruppo viene sopraffatto e cacciato da un membro giovane: il nuovo capo strappa a tutte le femmine che allattano i figli neonati e li ammazza, per cimentare l’egemonia del suo potere e dei suoi geni. Dio delle religioni agisce nella stessa maniera. Solo i suoi, gli altri no!
Leggere il corano in arabo? Se si tratta di sensibilizzare la dimensione poetica, il piacere estetico, come viene certificato la qualità incomparabile di questa opera confusa da molti conoscitori, perché no? In questo caso però possiamo citare anche Le mille e una notti, El Cid, Odissea di Omero, La Divina Commedia di Dante, Faust di Goethe e molti altri capolavori. La qualità poetica del corano non accerta tuttavia la sua origine divina. Tutti gli entusiasti, che vogliono dedurre la prova di una rivelazione divina di questa opera creano un corto circuito logico. Questo pensiero é concludente come la tesi, che vuole dedurre dalla incomparabile bellezza delle cattedrali degli cristiani l’esistenza di dio. A parte della sua funzione poetica i musulmani pretendono che il corano sia la rivelazione di Allah, una comunicazione agli uomini quindi. Qui parliamo però semplicemente della componente semantica del testo, che viene trasmessa con una traduzione attenta a curata a tutti, quindi anche a quelli che non parlano l’arabo. Il messaggio così ricevuto non é solamente confuso ma anche contraddittorio, quindi poco „divino“. Gli esegeti ammettono il carattere non univoco delle sentenze, che fa partire una gara fra gli interpreti del corano, che diventa così laconicamente l’affermazione che „dio lo sa meglio“ oppure „la notte dove tutti i gatti diventano neri“. La parola va ai saggi, tutti trovano l’interpretazione personale e dichiarano la propria visione come verità esclusiva. Alcuni di questi, come per esempio il fondatore dell’ISIS, diventano integralisti fanatici e obbligano i loro seguaci di sgozzare tutti colori che non li seguono. Rammentiamo che una rivelazione non può dipendere dalla creatività del destinatario senza perdere la propria serietà. La relatività del linguaggio dalle condizioni storiche all’epoca del suo origine rimane l’origine di tutti i malintesi, l’indeterminazione priva qualsiasi rivelazione da un carattere generale. Alcuni interpreti ammettono: quando lo spirito umano incontra il testo del corano, quest’ultimo perde il suo carattere immutabile, esso si modifica e il suo significato diventa svariato. (Vedi Navid Kermani, Die Offenheit der Offenbarung, Neue Zürcher Zeitung, 2./3. marzo 2002, p. 89). La rivelazione diventa completamente soggettiva. La sua pretesa di rappresentare la verità riceve quindi il colpo di grazia. Gli esegeti hanno la parola e pretendono di essere indispensabili, che é il loro principale scopo.
La limitazione razzista che riserva la comprensione del messaggio di Allah a quelli che parlano l’arabo non é comunque l’unica discriminazione arbitraria dal creatore verso l’uomo. Viene affermato in molti passaggi che é Allah a decidere chi sarà scelto. “Dio guida chi vuole a una via retta” (Sûra II.142), “Ma Iddio riserva la sua misericordia a chi vuole” (Sûra II. 105), “Ah, chi é stato fuorviato da Dio, non gli troverai più via!” (Sûra IV, 143), “Egli, che tutto può, punisce chi vuole e perdona chi vuole” (Sûra V. 40), “Se Dio avesse voluto avrebbe fatto di voi una comunità sola (Sûra V. 48 e XI, 119), “Se Iddio avesse voluto, li avrebbe condotti tutti insieme sulla retta via; se egli volesse, condurrebbe nella retta direzione tutti (Sûra VI. 35 e XVI. 9), “Se Dio avesse voluto, egli avrebbe fatto di voi un unico popolo; ma egli fuorvia chi vuole e guida chi vuole (Sûra XVI. 93), “I miscredenti sono coloro di cui Iddio ha suggellato i cuori, la vista e l’udito, questi sono i noncuranti. Non v’é dubbio che nella vita futura essi saranno i perdenti (Sûra XVI. 108) e molti altri. Allah pensa anche a qualificare la sua propria scelta: “Voi siete diventati il miglior popolo che mai sia stato presentato all’umanità (Sûra III. 110)
A che cosa serve ancora una rivelazione, quando Dio ha già deciso tutto in maniera arbitraria? Che cosa comunica questo Dio ai suoi sudditi prediletti? Come devono comportarsi questi eletti? Allah raccoglie tutta la sua esperienza e prescrive agli uomini come devono curare i peli del viso, quante volte e come devono lavarsi, che cosa devono mangiare e come devono trattare le loro donne. Fantastico! E simili bazzecole giustificano i conflitti originati dalle religioni, assassini, torture e soppressioni. L’osservanza delle istruzioni religiosi diventa imperativo, contraddistingue fra „fedeli“ e „infedeli“, assegna la licenza di uccidere gli infedeli secondo la dottrina del Profeta. Ma che cosa succede, quando sciiti e sunniti si accagionano reciprocamente di essere infedeli? Semplice. Si ammazzano reciprocamente.
La rivelazione del Corano non contiene naturalmente solo delle bazzecole cabaretistiche. Tuttavia non contiene nulla, tranne le prescrizioni narcisistiche di un Dio vanitoso, come l’obbligo di amarlo, di temerlo, di venerarlo, di adorarlo, che non si potrebbe scoprire con il buon senso. Ma ha proprio bisogno di questo se é come lo vedono le religioni?
Tutte le religioni rivendicano il possesso esclusivo della verità del nepotismo del loro dio.
La parola magica per l’assurda pretesa é: “Dio scrive dritto anche sulle righe storte degli uomini”. Questo significa in parole comprensibili: tutto questo che leggete é assai sciocco e irragionevole, ma dovete crederlo nondimeno, altrimenti la costruzione di carta crolla.
Come colmo dell’assurdità si legge la frase: Ta Sin Mim (Sûra XXVI, 2). Questa frase é comprensibile unicamente ad Allah. Ma allora che cosa ha da fare nella rivelazione agli uomini? Il monologo non é rivelazione!
Il Dio degli Ebrei Jahwe manda Mose a trasmettere il messaggio ai figli di Israele che essi siano fra tutti i popoli la sua proprietà. Questo favoreggiamento del popolo eletto si ripete in innumerevoli conferme nel Vecchio Testamento, dove Dio ripete instancabilmente che Israele sia il „suo“ popolo, perché egli l’aveva scelto fra tutti i popoli della terra (5, Mosè. 7,6). Questo privilegio é tuttavia legato a certe condizioni contrattuali, ad „un’alleanza“: il suo popolo deve ascoltare la parola del Signore, deve rispettare fedelmente tutti i suoi comandamenti, così Dio lo eleverà sopra tutti gli altri popoli del mondo (2. Mosè, 19,3-6; 5. Mosè 28,1; 2. Mosè 6, 7/14 e molti altri). Affari sono affari, pensano i partecipanti. Ma come spesso succede nell’Oriente, e non solo, i contraenti non sempre rispettano gli accordi. Tal volta é Dio, l’altra volta il suo popolo, che non osservano le regole del gioco. Il Vecchio Testamento, il libro sacro degli Ebrei, non é meno arcaico del Corano. Che sia la storia del peccato originale, la cacciata dal Paradiso, la prova di Giobbe, il diluvio universale o altre idee lunatiche di Jahwe, la „rivelazione“ si manifesta come sedimento degli eventi sociali, politici, militari, meteorologici, tellurici, internazionali della storia. Quello che trovo strano, che tutt’oggi esistono milioni di credenti che ritengono che queste tradizioni astruse dal Vecchio Testamento debbano essere ritenute vere nel senso stretto o simbolico della parola e pensano di poter dedurne dei presunti diritti speciali ed esigerli anche da tutti gli altri.
Gli imbrogli fantasiosi degli scribi hanno aggiunto alle presunte prescrizioni di Jahwe un infinito numero di precetti, proibizioni, limitazioni trasformando così la vita quotidiana degli ebrei in un cabaret assurdo. Questa religione é la più noiosa, stagnata, antiquata e polverosa fra le grandi religioni. Anche qui come fra tutti gli integralisti, gli estremisti si contraddistinguono di caparbietà ostinata. La lista delle attività proibite al sabato é senza fine e senso. La luce viene acceso il venerdì, perché l’interruttore non può essere azionato al sabato; i fogli della carta da toilette vengono staccati e accatastati la sera prima, pronti per l’uso, perché al sabato questo lavoro é proibito. Si può affermare, che un dio che inventa tali regole, non ha un granché da fare. E tuttavia da meravigliarsi che nel 21.-mo secolo si trovano ancora delle persone che esercitano simili contorsioni e le prendono sul serio!
La consapevolezza di essere eletti crea un forte sentimento di legame fra gli ebrei, che però provoca stupore presso tutti gli altri. Questo non é certamente da interpretare come antisemitismo; la scelta dell’isolamento non genera simpatie.
Anche nella dottrina cristiana non mancano gli argomenti dei teologi che postulano una posizione elitaria dei credenti. La storia insensata del peccato originale e la cacciata del Paradiso é stata neutralizzata con la più insensata dottrina della redenzione tramite la morte di dio. Un dio pentito e penitente che ha macchiato in un momento di imperdonabile capriccio la sua creatura di peccato, punendola con la dannazione eterna ma in seguito offre la soluzione di riparazione con la storia della redenzione! Ma anche qui non si parla di una soluzione universale ma selettiva: l’uomo non riesce contribuire alla sua salvezza con la propria forza, con le sue opere, ma riceve in dono la grazia della fede e si trasforma così in un „giusto“, sedendosi al giudizio universale sulla destra di Dio e accede al Paradiso, mentre quelli, a chi dio sottrae questa grazia, rimangono nelle grinfie del diavolo e sono dannati per l’eternità. Questa dottrina si ripete nel Nuovo Testamento in molti versi, solo San Paolo parla 87 volte del concetto della „grazia“. La nozione trova una particolare rilevanza da Martin Luther, chi ha definito la „grazia“ come esclusivo criterio per la salvezza, di fronte alla dottrina d’indulgenza orientata ai meriti (e ai vantaggi finanziari) del Vaticano. La chiesa cattolica si é improvvisamente trovata in una posizione di fuori gioco; da una parte non poteva contraddire questa affermazione, dall’altra parte però non voleva rinunciare ai vantaggi materiali delle „opere buone“. I teologi si sono arrampicati sugli specchi, ma il loro „si, però“ non poteva impedire il scisma.
Gli stessi teologi si rendono conto dell’assurdità della dottrina del „dio misericordioso“, chi regala agli uni la grazia e la nega agli altri, e inventano delle „soluzioni“ tortuosi per risolvere il dilemma. Si chiacchiera della „libera scelta“ dell’uomo, chi può accettare o respingere l’offerta di dio, contraddicendo se stessi, perché ripescano la possibilità della collaborazione alla salvezza, precedentemente negata. Essere „figli di dio“, é costituito dalla grazia accordata senza contributi dall’uomo, dall’altra parte dipende dalla attiva cooperazione, lasciando la libertà di scelta all’uomo. La contraddizione evidente non si risolve con la solita affermazione che dio scrive dritto anche sulle righe storte. Questo spiega nel miglior caso l’impotenza degli speculatori teologici di giustificare l’incoerenza delle dottrine di fede antropomorfe.
C’é un Essere supremo? Chi può rispondere a questa domanda con certezza? Quello che si può comunque respingere con decisione é l’esistenza di un dio, che é propagata dalle religioni. Questo rimane un costrutto umano e un arnese dei preti. Che dio ci salvi da un simile dio!